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Sete di Parola dal 25 al 31 agosto 2024

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   Preleva Sete di Parola della  21ª Settimana  (25 – 31 agosto 2024)  del Tempo Ordinario dell’Anno B (105 Kbyte)


21ª Settimana del Tempo Ordinario  Anno B 

a cura di Don Claudio Valente


 

Sabato, 31 Agosto 2024

Liturgia della Parola > 1Ts 4,9-11; Sal 97; Mt 25,14-30

La Parola del Signore  …è ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

 …è MEDITATA

La parabola dei talenti inizia parlando di un uomo che prima della partenza convoca i tre dipendenti e consegna loro i suoi beni. La sua fiducia in loro e assoluta, tanto che ad ognuno affida una grossa somma in talenti. Il talento era una enorme somma: corrispondeva a circa 50 chili d’oro. Al primo affida in gestione cinque talenti, al secondo due e al terzo uno. Tra la partenza e il ritorno del padrone, i tre dipendenti debbono far fruttare quanto è stato consegnato loro. Il primo dipendente raddoppia; altrettanto fa il secondo. Il terzo, invece, fa una buca nel terreno e vi nasconde il talento ricevuto. Al ritorno del padrone, il primo e il secondo servo si presentano e ricevono la lode e la ricompensa. Il terzo riconsegna l’unico talento che aveva ricevuto. Quel talento, quei talenti, sono la vita, non quella astratta ma quella concreta, di tutti i giorni, fatta del rapporto tra noi e il mondo. Tutto ciò è consegnato alla responsabilità di ognuno perché lo faccia fruttare. E a ciascuno è dato secondo le sue capacità. Questo vuol dire che non c’è uguale misura di vita per tutti, ma anche che nessuno è incapace di far fruttare la vita.

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Valiamo molto, perché molto ci è stato donato, valiamo molto e siamo chiamati a scoprire di quali doni il Signore ci ha ricolmati perché siano messi a disposizione dei fratelli. La santità non è guadagnare di più, ma avere il coraggio di rischiare ciò che si è e si ha. Una vita con la paura della punizione ci trasforma in devoti inutili. La santità consiste nel diventare figli di Dio, fratelli in Gesù, non nel semplice stare alle regole. Se per paura dell’inferno fai una vita da santo, allora non hai capito che il bene è una scelta libera per amore.

…è PREGATA

O Dio, che nella tua bontà hai fatto bene tutte le cose, infondi in noi sentimenti di speranza e di fiducia perché affrontiamo serenamente gli impegni della vita e maturiamo frutti per l’eternità. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 …mi IMPEGNA

Il più delle volte passiamo il tempo ad invidiare i talenti degli altri, a voler dimostrare di avere talenti che non abbiamo, a credere alla bugia del nostro sconcertante tempo che vende i talenti a caro prezzo. Hai già scoperto qual’è il tuo talento, amico lettore? La tua virtù? Il dono che il Signore ti ha donato perché tu lo metta a disposizione della costruzione del Regno? Forse è la pazienza, o il sorriso, o la tenacia, o la speranza, o cucinare bene le uova! Talenti, all’apparenza, di scarso valore agli occhi del mondo ma che, nella logica del Regno, acquistano importanza estrema. Tutti i nostri talenti, messi insieme, fatti fruttificare, rendono presenti i cieli nuovi e la terra nuova che il Signore è venuto a creare.

 

 


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